Disposizioni che abbiamo immediatamente contestato, nella forma e nel merito, opponendo tali e tante argomentazioni, anche di natura legale, che non sono mai state realmente e volutamente confutate dalla Direzione Generale del Personale Civile al tavolo di confronto tra le parti.
Rammentiamo perfettamente il respingente atteggiamento di chiusura tenuto dalla D.G. di Persociv nei confronti delle rappresentanze sindacali del personale sull’applicazione di quella circolare, che ci costrinse a spostare la problematica verso il vertice politico del Ministero con la nota del successivo 14 giugno e a chiedere di aprire un tavolo di confronto tecnico allo scopo di ripristinare la corretta osservanza della citata normativa. Richiesta in seguito accolta, anche se la questione fu definita dall’allora Sottosegretario delegato un “atto amministrativo dovuto” della Direzione Generale del Personale.
Eppure, il 12 luglio 2016 fummo nuovamente costretti ad inviare una nota di sollecito a Persociv con la richiesta di apertura del tavolo, alla quale – considerato il silenzio opposto dalla predetta direzione generale - il successivo 4 agosto seguì l’inoltro di una nota al Ministro che evidenziava il mancato rispetto dell’impegno assunto dal vertice politico. Discussione poi attivata il 12 ottobre 2016, che non portò ad alcun risultato tangibile per l’intransigente atteggiamento di chiusura nuovamente manifestato dalla stessa Direzione Generale nel corso della riunione.
L’esito della predetta riunione tecnica fu portato nuovamente al tavolo di confronto politico il 1° dicembre 2016, ma ancora una volta le speranze dei lavoratori vennero tradite dal momento che la riunione si concluse con l’impegno del predetto Sottosegretario a modificare la norma, cosa che in realtà non è poi mai avvenuta.
Il 1° febbraio 2017, con una lunga ed esaustiva nota trasmessa dalle scriventi segreterie nazionali al Ministro che delineava il quadro sconfortante di una vicenda grottesca consumata nel silenzio assordante di un’amministrazione e di un vertice politico incapaci di sostenere una discussione di merito sugli argomenti proposti dalle rappresentanze sindacali del personale. Di qui l’interruzione delle relazioni sindacali e l’avvio delle manifestazioni unitarie, tra le quali quella svolta sotto il palazzo di Persociv e nelle maggiori sedi della Difesa tenuta il 19 ottobre 2017.
Questione da noi sottoposta all’attenzione della Ministro Elisabetta Trenta lo scorso 19 luglio 2018, nell’ambito del primo incontro avuto tra le parti presso il Ministero.
Ma anche qui, verificato il notevole lasso di tempo inutilmente trascorso e l’inerzia registrata sull’argomento, lo scorso 21 settembre 2018 siamo stati costretti a sollecitare la Ministro per iscritto, rivendicando una soluzione praticabile al problema.
Di seguito, e purtroppo ancora, constatata la perdurante inattività registrata, il 23 ottobre 2018 decidemmo di inviare una nuova lettera molto articolata alla Ministro Trenta, con osservazioni e anche proposte di soluzione al caso.
Finalmente, a seguito delle forti pressioni esercitate dal sindacato confederale con la proclamazione dello stato di agitazione nazionale - reso pubblico con il comunicato stampa del 7 dicembre scorso -, il Gabinetto del Ministro incaricava lo Stato Maggiore della Difesa di promuovere un incontro interministeriale sulla questione, allo scopo di individuare una soluzione accessibile. Riunione che a tutt’oggi, però, non ci risulta sia stata ancora mai convocata da SMD.
Il 20 dicembre 2018, nell’ambito della manifestazione di protesta svolta unitariamente nella piazza limitrofa al Ministero della Difesa, la questione fu una delle priorità avanzate all’attenzione dell’opinione pubblica e, successivamente, alla Ministro nell’incontro da questa convocato mentre era in corso l’iniziativa pubblica.
Nel mentre, tutt’altra apertura e disponibilità alla ricerca di soluzioni condivise è stata manifestata alle proprie rappresentanze sindacali da parte di un altro importante Ministero che impiega quotidianamente il proprio personale in lavori insalubri.
Al Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo ci si è infatti adoperati per individuare soluzioni interpretative ed amministrative a beneficio del personale dipendente che il Ministero della Difesa ha fino ad ora sempre ostinatamente rifiutato di percorrere.
E’, quindi, anche in ragione di quanto appena segnalato che riteniamo inspiegabile si determini una situazione per la quale su un problema analogo, legittimamente avvertito dai lavoratori coinvolti in egual misura, vi sia una visione di soluzione amministrativa diametralmente opposta nella P.A. Ovvero, l’una ancora immotivatamente negazionista, mentre l’altra sensibile e aperta alla discussione, che dimostra di avere a cuore il percorso lavorativo e la tutela della salute dei propri dipendenti.
E allora, così come è stato possibile per il MIBACT individuare per via amministrativa adeguate soluzioni, pretendiamo che ciò debba avvenire anche per le lavoratrici ed i lavoratori civili del Ministero della Difesa.
In ragione di quanto poc’anzi richiamato sul tema, constatata la perdurante assenza di attenzione e risposte ai bisogni dei lavoratori coinvolti fin qui dimostrata, invitiamo le lavoratrici e i lavoratori civili della difesa a sostenere le iniziative che le scriventi organizzazioni sindacali decideranno presto di avviare per contrastare gli effetti di quelle insopportabili disposizioni.