Proclamato lo stato di agitazione!
È palpabile la delusione di FP CGIL CISL FP UIL PA e CONFSAL UNSA dopo l’incontro ieri sera con il Ministro della Difesa in tema di recupero del divario economico rispetto sia ai dipendenti delle altre amministrazioni pubbliche che al personale militare, ovviamente a parità di mansioni.
Non tanto per i toni concitati che hanno animato il confronto, quanto perché è apparsa subito evidente l’inadeguatezza della controparte che, nella circostanza e in apertura di riunione ha addirittura tentato di legittimare le posizioni di chi, pur non rappresentando formalmente nessuno, sta cercando di far perdere ai lavoratori anche i più elementari diritti contrattuali, rivendicando privilegi per una ristretta cerchia di destinatari che assomiglia molto ad una casta.
Dando inizio ai lavori il Ministro ci ha fatto consegnare uno schema riassuntivo delle diverse proposte avanzate dai sindacati, dalla cui lettura l’ipotesi di attribuzione di una Indennità Funzionale mensile di 600 euro medie procapite (850 per l’area terza, 550 per la prima e la seconda) proposta da FP CGIL CISL FP UIL PA E CONSAL UNSA è apparsa subito l’unica concreta realmente attuabile, perché definita sia nella parte normativa che nell’ammontare complessivo della spesa da porre a carico del bilancio della Difesa. Per tutte le altre l’impegno finanziario non è indicato, finendo per divenire una mera dichiarazione d’intenti.
FP CGIL CISL FP UIL PA e CONFSAL UNSA, che già in passato sono riusciti ad ottenere i 63 milioni di euro che l’amministrazione erogherà nel triennio 2019/2021 al personale civile dal bilancio della difesa, hanno richiesto una valutazione politica della proposta avanzata, per la cui attuazione l’A.D. ha fatto stimare dal Mef un fabbisogno annuale di circ 238 milioni di euro e, contestualmente, l’immediata apertura di un tavolo tecnico
Ma nessuna risposta esaustiva è stata fornita, se non una generica richiesta di presentare una proposta, comune alle altre sigle, attraverso un tavolo tecnico. È apparsa così evidente l’intendimento di rinviare ancora una volta un problema che sta lacerando i lavoratori civili della Difesa, alimentando tensioni e conflittualità.
Nulla, per quanto ci riguarda, può essere messo in comune con chi da anni sta speculando sulle vite lavorative dei dipendenti della difesa, raccontando falsità a ripetizione e dividendo le rappresentanze sindacali fra buone (loro) e cattive (noi).
FP CGIL CISL FP UILPA e UNSA rappresentano quei sindacati confederali che sanno ben coniugare i
bisogni di investimento avanzati dalle aree industriali, oltre la necessità di assunzioni per
mantenere la propria capacità produttiva, con le legittime aspettative dei dipendenti e il loro
diritto ad avere un salario e, soprattutto, una pensione dignitosa.
Se il Ministro ci rappresenta di aver chiesto la stabilizzazione e l’incremento dei 21 milioni di euro
annui da noi ottenuti (circa 600 euro annuali), occorre dire che ad oggi risultano tuttora inevase
tutte le criticità affrontate nei mesi scorsi a cui nessuna risposta credibile è stata ancora fornita
(superamento legge 244, assunzioni, investimenti, nuovo bando di mobilità, tabelle organiche
fantasma, transiti degli ex militari, mancata applicazione direttiva sulle funzioni del personale
civile, ecc.), anche per le resistenze di un apparato militare che continua ad essere chiuso e
impermeabile, volto solo alla propria auto conservazione.
Ci sono tutte, dunque, le ragioni che richiedono la proclamazione dello stato di agitazione
nazionale dei lavoratori civili del Ministero della Difesa, con la mobilitazione generale in tutti i
territori e la partecipazione motivata all’iniziativa straordinaria dell’8 giugno a Roma.