Egregio Ministro,
sull’ostinata e reiterata negazione del diritto al riconoscimento dei benefici pensionistici previsti dalla norma in oggetto, legittimamente maturati dai lavoratori civili della difesa addetti ai polverifici, come pure sulle pesanti conseguenze generate a carico di quest’ultimi per effetto delle reiterate decisioni -
del tutto unilaterali - assunte da SMD e dall’amministrazione a partire dall’anno 2016, si è ormai determinata una situazione
insostenibile, se possibile ulteriormente aggravata dall’ultima circolare – la n. 8905
dell’8.02.2021 - della Direzione generale del personale civile.
Difatti, con la predetta circolare veniamo oggi a conoscenza dei contenuti della
nota n.42222 del 27-03-2015 dello Stato Maggiore Difesa, diretta alla menzionata
Direzione generale, eppure stranamente del tutto ignota al Sindacato, nella quale tra
l’altro non compaiono neanche le esigenze della più grande Forza Armata.
Le deliberazioni contenute nel documento annesso alla suddetta nota –
menzionato per la prima volta con l’espressione di “determinazione tecnica 30 marzo
2015” nella circolare di Persociv n. 49880 23-07-2018 - fissano i criteri per l’attribuzione
del beneficio in argomento. Determinazione poi assunta dalla DG di Persociv come se
fosse una direttiva, a cui è stata conferita una presunta forza di legge ai fini della verifica
dei dati matricolari.
In proposito e a scanso di equivoci, vale la pena osservare che la “tipicità” delle
lavorazioni e la stessa definizione della natura e del significato di polverificio, così come
afferma anche lo Stato Maggiore della Difesa, non è stabilita da alcuna normativa.
Tale circostanza, ad avviso delle scriventi, non integra quindi alcun potere
decisionale dello Stato Maggiore della Difesa volto ad assumere quelle unilaterali
iniziative che hanno prodotto, e continuano a causare, le pesanti conseguenze – per
giunta retroattive – fatte precipitare sul trattamento pensionistico del personale civile
della difesa.
Se è vero come è vero, secondo quanto afferma la D.G. di Persociv di recente, che
l’art. 25 del DPR 1092/1973 è una norma speciale che attribuisce un beneficio
pensionistico in presenza di una specifica fattispecie lavorativa, consistente
nell’adibizione di dipendenti in possesso di mansioni tecnico-manuali ad una delle
lavorazioni insalubri di cui al d.lgt. n. 1100/1919, o alle lavorazioni tipiche dei polverifici,
è altresì corretto sostenere che non esiste alcuna disposizione avente pari o superiore
forza di legge che attribuisca allo Stato Maggiore della Difesa, ovvero ad alcun organo
tecnico militare, il potere di intervenire modificandone motu proprio e in pejus il
significato che assume.
Siffatta definizione avrebbe dovuto invece costituire oggetto di confronto tra le
rappresentanze sindacali del personale civile e il predetto S.M.D., come più volte ribadito
dalle scriventi, e come poi disposto dal vertice politico del Ministero della Difesa nei
confronti di quest’ultimo nel mese di dicembre dell’anno 2018, nell’ambito di un apposito
incontro nel quale si era stabilito di affrontare il tema al tavolo tecnico per giungere alla
revisione del Decreto Luogotenenziale n. 1100 del 1919, ovvero per favorire
l’individuazione di una soluzione amministrativa/politica condivisa attraverso la quale
promuovere la modifica e/o l’integrazione del DPR 1092/1973.
In effetti, l’inspiegabile opposizione all’apertura di quel confronto, e le reiterate
iniziative promosse sia dallo S.M.D. che dalla Direzione di Persociv sul tema, stanno
impedendo alle lavoratrici e ai lavoratori che ne hanno maturato il diritto di avvalersi di
quei benefici normativamente regolati per l’accesso anticipato alla pensione, producendo
guasti e danni assolutamente rilevanti alle aspettative di vita di quelle persone.
Impossibile dimenticare i decreti di pensione annullati e ritirati alle lavoratrici e ai
lavoratori solo pochi giorni prima di abbandonare il servizio attivo, o anche le disparità di
trattamento indotte tra lavoratori che hanno condiviso l’intera carriera con colleghi, ai
quali, invece, quel diritto è stato legittimamente riconosciuto. In taluni casi giungendo
addirittura a cancellare in un solo colpo ben 5 anni di servizio, senza che abbiano avuto
la possibilità di rappresentare in modo compiuto le proprie fondate ragioni a un
interlocutore qualificato che le potesse almeno considerare.
Numerose sono state le proposte avanzate e le iniziative assunte dal Sindacato in
questo lungo arco temporale, tutte ampiamente note all’ufficio di gabinetto del Ministero
della difesa e all’amministrazione fin dal mese di giugno dell’anno 2016, quando fu
emessa quella contestatissima circolare.
Eppure, malgrado la reiterata rappresentazione del disagio causato alle lavoratrici
e ai lavoratori, loro malgrado coinvolti, l’amministrazione prosegue imperterrita
nell’emissione di circolari che comprimono sempre più l’esigibilità di quel diritto. Quasi
non avvertisse la benché minima esigenza/responsabilità di intraprendere iniziative a
tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori che pure amministra, anzi.
Ci vediamo quindi costretti a far appello alla Sua riconosciuta sensibilità politicoistituzionale, signor Ministro, per far tenere l’immediata rimozione degli ostacoli frapposti
all’apertura di un apposito tavolo di confronto presso l’ufficio di gabinetto, al fine di
chiarire le rispettive posizioni e dirimere la rilevante questione.
Laddove, invece, la presente non dovesse produrre gli effetti auspicati,
l’importanza che riveste il tema per le lavoratrici e i lavoratori civili della difesa ci vedrà
costretti ad assumere tutte le iniziative di protesta e mobilitazione ritenute utili a far
conoscere il fortissimo disagio subito da questi per effetto di imposizioni che non sono
contemplate dalle norme vigenti.
Si resta in attesa di cortesi urgenti determinazioni.