Sul pubblico impiego le confederazioni chiedono contrattazione, razionalizzazione della spesa, riorganizzazione degli enti
Firmato da Cgil, Cisl e Uil il documento unitario contenente le proposte che saranno inviate al Governo nelle prossime ore in vista del confronto sulla riforma del mercato del lavoro. Tra gli obiettivi prioritari – insieme a lavoro, crescita, equità sociale e fiscale - anche i temi del pubblico impiego e della riorganizzazione della Pa.
La gravità della crisi economica e le conseguenze negative che colpiscono in particolare famiglie, giovani, lavoratori e pensionati impongono un "cambiamento" nella politica economica del Governo, si legge nel documento. I sindacati confederali sollecitano ora l'apertura di un "negoziato vero" che favorisca lo sviluppo, senza la quale è impossibile dare risposte anche al tema dell'occupazione.
Per le tre confederazioni bisogna sostenere una svolta coerente della politica economica europea verso obiettivi di sviluppo e occupazione". Cgil Cisl e Uil ''ritengono indispensabile che il Governo realizzi in tempi brevi un intervento di riduzione del carico fiscale a beneficio dei lavoratori, dei pensionati, e delle famiglie'', utilizzando le risorse della lotta all'evasione. Obiettivo da raggiungere ''nell'ambito di una più organica riforma fiscale che preveda una imposizione sui patrimoni mobiliari e immobiliari'' e per ''una redistribuzione più equa''.
Centrali, nel documento, i punti sul lavoro pubblico. A partire dalle politiche di controllo selettivo della spesa pubblica definite “un’occasione irripetibile per una riorganizzazione complessiva della pubblica amministrazione improntata ai criteri di una maggiore efficienza, della riduzione delle disfunzioni e degli sprechi, della valorizzazione degli operatori del servizio pubblico attraverso la negoziazione con le organizzazioni sindacali che preveda anche una redistribuzione a favore dei lavoratori delle economie di gestione”.
Analogo criterio, si legge nella piattaforma, deve poi riguardare “la salvaguardia e la qualità della spesa per lo Stato sociale che attraverso la definizione dei costi standard nella gestione e dei livelli essenziali delle prestazioni sociali garantisca la continuità e l’uniformità su tutto il territorio del servizio sanitario nazionale, dell’assistenza e delle politiche sociali, in particolare realizzando la necessaria tutela della non –autosufficienza”.
Non mancano nel documento passaggi riferiti alla previdenza dei lavoratori pubblici: “Occorre realizzare una maggiore gradualità nell’aumento dell’età anagrafica prevista ai fini dell’accesso al pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici sia private che pubbliche e riconoscere a tutti i lavoratori una maggiore gradualità nell’abolizione delle cosiddette “quote” – somma di età anagrafica ed età contributiva - per l’accesso al pensionamento. Va estesa anche ai lavoratori del settore pubblico la norma che consente l’accesso al pensionamento ai 64 anni per tutti coloro che maturino i requisiti pensionistici entro il 31/12/2012”.
Estensione che dovrà riflettersi anche sulla previdenza complementare: “Soprattutto per i lavoratori più giovani è indispensabile promuovere e rilanciare lo sviluppo della previdenza complementare, mediante misure che la rendano effettivamente disponibile ed accessibile ai lavoratori in tutti i settori, a partire da quelli pubblici ai quali va estesa la stessa normativa fiscale già prevista nel “privato”, senza contestualmente determinare ulteriori riduzioni della copertura pensionistica assicurata dalla previdenza pubblica”.
Un passaggio importante è poi dedicato alle norme sull’accorpamento degli enti previdenziali: “Cgil, Cisl e Uil ritengono necessario aprire un confronto sulla struttura e sulla governance del nuovo Ente previdenziale, al fine di garantire l’obbiettivo di una vera efficienza e trasparenza, oltre che di salvaguardia dei livelli occupazionali. Obiettivi da realizzarsi attraverso la predisposizione di un piano industriale condiviso e l’affermazione di governance effettivamente duale”.
Così come non manca il riferimento, in conseguenza dell’auspicata riforma del lavoro, ad una nuova regolazione nel settore pubblico. "L'obiettivo prioritario è far ripartire la crescita e invertire la pericolosa tendenza recessiva in atto da alcuni mesi”.