Puntuale come sempre, arriva la festa più "rosa" dell'anno, quella appunto dedicata alle donne, l'8 marzo. Anche se nessuna festa sembrerebbe più tinta di "giallo" quanto questa. No, non il giallo delle mimose, precoce fiore di primavera, semplice, profumato e inconsapevole suo simbolo. Il "giallo" è quello sulle origini di questa ricorrenza. Ci hanno provato in diversi a ripercorre le tappe di quello che è tuttora un autentico mistero. Provare per credere.
Alcuni siti e pubblicazioni continuano a parlare di una festa istituita per ricordare le operaie morte a New York il 25 marzo 1911 in un'industria di camicie andata in fumo. Altri smentiscono che questo incendio ci sia mai stato e assicurano che sia nata per commemorare uno sciopero di lavoratrici brutalmente represso, sempre a New York, ma addirittura nel 1857. Ma c'è chi dice che a essere repressa fu una rivolta pacifica di operaie nell'allora Pietrogrado, correva l'anno 1917... Per non parlare dell'incertezza su chi, come e quando propose per primo l'introduzione della mimosa. Anche su questo circolano le voci più fantasiose. A questo punto ogni ipotesi è lecita. Il giallo sulle origini della ricorrenza dell'8 marzo resta.
Certo è – venendo all'attualità, che è cosa più certa – che le tematiche che riguardano le donne e il lavoro, la promozione della parità e la non discriminazione uomo-donna stanno sempre più a cuore al sindacato.
Se da un lato il livello di occupazione femminile viene continuamente incrementato - anche grazie ad una matura legislazione antidiscriminatoria - dall'altro le donne svolgono ancora lavori precari in misura assai maggiore rispetto ai colleghi uomini. Contestualmente, il tasso italiano di inattività femminile rimane tra i più alti in Europa. Come abbiamo già evidenziato nel nostro sito, a commento dell'ultimo rapporto Istat 2011 - da cui risultava una stretta correlazione tra l'organizzazione del vivere sociale e la dimensione qualitativa e quantitativa del lavoro femminile - rimane ancora molto da fare non solo per supportare l'ingresso nel mondo del lavoro delle donne, ma perché le donne non siano confinate in ruoli e mansioni poco riconosciuti. Vi è ancora un forte divario sia retributivo, sia di opportunità di formazione e carriera. Oltre ad essere ancora troppo poche le donne che lavorano nel nostro Paese, se saliamo nella piramide della governance delle imprese, le percentuali delle quote "rosa" si assottigliano in maniera quasi imbarazzante. Sono infatti una ristrettissima minoranza le donne italiane che riescono a raggiungere posizioni di top management, nelle amministrazioni pubbliche come nelle imprese private. Tutto ciò influisce negativamente sul business delle aziende, ma è ovviamente prima di tutto un problema di carattere sociale. La Cisl si sta impegnando per favorire l'ascesa delle donne fino ai ruoli di responsabilità. Il problema tutto italiano è ancora nella difficile conciliazione lavoro-famiglia-figli, perché sono ancora molto deboli le politiche per l'infanzia (vedi scarsità di asili nido, ad esempio) e troppo rigide quelle per il lavoro (vedi part-time, telelavoro, ecc.) ostacoli che, se rimossi, potrebbero contribuire a rilanciare l'occupazione femminile.
Troppo spesso la ricorrenza dell'8 marzo diventa terreno di fanatismi rivendicativi, quasi che la sfida della parità possa essere tirata come una coperta troppo corta a vantaggio dell'una o dell'altra parte. Dimenticando che se questo "divario di genere" si riducesse, a beneficiarne saremmo veramente tutti.
Lavoriamo, dunque, a favore di una nuova politica familiare per conciliare i tempi lavoro-figli, per favorire una nuova responsabilità familiare delle imprese, per promuovere l'occupazione femminile.