Una mobilitazione di tutti i lavoratori dei ministeri, amministrazione per amministrazione, per costringere il Governo a restituire le risorse della produttività sottratte dalla legge di assestamento di bilancio. Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa scendono sul piede di guerra e lanciano oggi al Ministero delle politiche agricole e forestali e all’Avvocatura dello Stato le prime assemblee in programma. Un percorso che riguarderà tutte le amministrazioni ministeriali, accompagnato da iniziative e presidi a fine turno, e che culminerà il 28 novembre nella manifestazione nazionale che vedrà in piazza i lavoratori di tutti i settori dei servizi pubblici per chiedere un rinnovo di contratto dignitoso.
“Il Governo con il disegno di legge di stabilità 2016 rende definitivo lo scippo ai danni dei lavoratori ministeriali compiuto con la legge di assestamento di bilancio 2015 che ha cancellato le risorse destinate per contratto all’incremento della produttività e al miglioramento dei servizi.
Non solo dunque si nega un giusto rinnovo di contratto atteso da 6 anni, ma addirittura si taglia il salario ai dipendenti dei ministeri” attaccano le tre categorie. “E’ inaccettabile che si sottraggano ai salari in godimento le risorse che servono per retribuire le turnazioni, la reperibilità, le indennità ed altri strumenti che garantiscono le aperture straordinarie e il funzionamento degli uffici pubblici. Con il ddl stabilità 2016 si produce un danno economico strutturale ai lavoratori dei ministeri pari nel complesso a circa 80 milioni”.
“Per questo e per un vero rinnovo del contratto siamo pronti a una grande mobilitazione. A partire dalle assemblee di oggi e da quelle in programma nei prossimi giorni: domani al Ministero dell’Ambiente, al Ministero della Salute, al MISE e al MIT; il 9 novembre ai Ministeri del Lavoro e degli Esteri, l’11 novembre alla Difesa e al MIUR; il 12 novembre al MEF e al MIBACT; il 13 novembre ai Ministeri della Giustizia (comprese Amministrazione Penitenziaria e Giustizia Minorile) e all’Interno. Chiediamo al Governo il ripristino immediato, pieno e totale delle risorse destinate alla produttività. Non ci fermeremo fin tanto che i lavoratori non avranno indietro i loro soldi e un rinnovo di contratto vero che garantisca sostegno ai salari e innovazione nei servizi”.