“Mostriamo a un giovane poco competente cos’è la dignità dei lavoratori pubblici. Renzi scendi dall’Olimpo e guarda le persone perbene” scandisce dal palco il segretario generale della Cisl Fp Giovanni Faverin. Quelle persone – quasi 20.000 mila - che stamattina hanno riempito via dei Fori Imperiali per la manifestazione regionale organizzata dalle categorie del pubblico impiego di Cgil Cisl e Uil, sono i lavoratori e lavoratrici dei servizi pubblici e privati di Roma e del Lazio, scesi in piazza in rappresentanza di 400 mila colleghi e oltre 500 professioni della PA e dei servizi pubblici.
“Non siamo contro il governo, siamo contro le sue ricette sbagliate”, puntualizza Faverin, che pur non lesinando frecciate né al presidente del Consiglio (“Non siamo la Leopolda, ma nemmeno la Gioconda”) né al ministro Madia (“invece di un Testo unico meglio una testa umile, ascolti le persone e si faccia raccontare cos’è il lavoro pubblico”) è entrato più volte nel merito dei problemi che gravano sull’amministrazione capitolina e sull’intero sistema dei servizi pubblici.
Dal Comune di Roma che invece di metter mano agli sprechi negli appalti impone unilateralmente un contratto che toglie salario ai dipendenti, ai centri l’impiego senza risorse e senza personale: solo 8 mila gli addetti (e dal futuro incerto) contro gli 80 mila della Germania. E ancora, la pretesa di “modernizzare” la PA quando alla stragrande maggioranza dei dipendenti viene data mezza giornata di formazione all’anno contro una media europea di 8; le tante chiacchiere sull’importanza delle nuove tecnologie mentre si sottraggono 150 milioni ai servizi informatici dell’Inps; l’eccessiva tolleranza sull’abuso della libera professione in sanità, costringendo i cittadini esasperati dalle liste di attesa a pagare una seconda volta per cure che dovrebbero essere garantite grazie alle loro tasse; o la tendenza diffusa a usare il terzo settore in sostituzione dell’assistenza pubblica per “risparmiare”, ma sulla pelle di lavoratori con contratti e stipendi di serie B.
“Questo Paese ha bisogno investire nella crescita” incalza il segretario della Cisl Fp. “Il Jobs act ha stanziato 10 miliardi per l’occupazione, cioè per concedere sgravi fiscali a imprese che magari licenziano subito dopo averli intascati. Come mai di quei miliardi nemmeno uno è stato usato per assumere chi ha lavorato per 15 anni da precario nei servizi pubblici, nell’assistenza alle persone, nell’istruzione?”
“Vogliamo riqualificazione e produttività vera, che non vuol dire distribuire quattro spiccioli a chi ha di meno come vorrebbe fare il ministro Madia. Non vogliamo mance. Vogliamo una classe dirigente capace di organizzare e dare un futuro al lavoro, di valorizzare le competenze, di incentivare la capacità di lavorare in squadra. Vogliamo amministrazioni che si parlino e sappiano cooperare, con meno dirigenti e più giovani. Vogliamo per tutti la dignità di poter crescere nella propria professione. Vogliamo il contratto perché abbiamo già perso 5 mila euro di stipendi e di contributi per le nostre future pensioni, e perché per noi contratto vuol dire partecipazione, possibilità di dire la nostra negli enti e di riorganizzarli”.
“Nessuno spegnerà l’orgoglio professionale dei lavoratori pubblici” è la promessa con cui Faverin riassume il sentire comune della piazza romana. “La nostra battaglia non si ferma. Vogliamo dignità subito e #ContrattoSubito”.