Bonanni: «Basta schiaffi dalla Camusso»
«La Fiom ha preso il sopravvento. Toni inaccettabili, la Cgil resterà isolata»
ROMA -«Non si possono mischiare sindacato e politica come fa la Cgil» . All’indomani del nuovo strappo del sindacato guidato da Susanna Camusso che ha abbandonato il tavolo dell’accordo per il pubblico impiego, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, conferma la gravità della rottura e si sfoga. Se la prende soprattutto con i toni «offensivi» , che «istigano alla violenza» usati dalla leader della Cgil, della quale dice: «Se continua così resterà isolata» . Siete decisamente partiti col piede sbagliato. Non sarà perché il nuovo leader della Cgil è una donna? «Certo che no, anzi io puntavo nel cambiamento per cercare di attenuare uno stato di rapporti già logorato. Ma lei, nel giro di dieci giorni, ha messo giù due macigni: la presa di posizione sulla rappresentanza sindacale che ha mandato all’aria l’impianto costruito a fatica due anni fa con Cisl e Uil e l’abbandono del tavolo sull’accordo del pubblico impiego di cui la Cgil aveva condiviso le modifiche».
Sulla rappresentanza però si trattava di aprire un tavolo dopo l’intesa di Mirafiori che rischia di mettere fuori dalla fabbrica la Cgil. Non siete stati troppo duri? «Per noi la posizione della Cgil è stato uno schiaffo in pieno viso perché ha buttato all’aria l’impostazione data al problema due anni prima mediando tra le diverse nature dei sindacati.No, la verità è un’altra. La Cgil guarda ormai solo all’intento di recuperare i metalmeccanici della Fiom e scarica su Cisl e Uil le divisioni interne. Anzi, dico di più, il problema è politico e le ultime mosse di Camusso segnalano che la Fiom, la parte più estrema del sindacato, ha ormai preso il sopravvento in Cgil» . E allora la strada dell’unità è definitivamente sbarrata? «Dipende da come si cerca la direzione. Io quando ho un problema sindacale pianifico la soluzione facendo più incontri informali che formali. Il fatto è che la Cgil deve decidere cosa vuole essere e comunque deve abbandonare i toni arroganti usati da Camusso: la Cisl è pari per numero e per prestigio alla Cgil. Non è certo possibile che gli incontri che fanno loro siano tutte legittimi e invece quelli che fanno gli altri siano tutti sbagliati. Sul pubblico impiego Camusso mi ha accusato di prendere in giro i lavoratori. E’ inaccettabile, sono toni che non ho mai sentito nel sindacato e che istigano alla violenza» . Ora è lei che fa accuse pesanti... «Ma è così, le parla uno che viene attaccato tutti i giorni. Non si può continuare a dire che loro sono i difensori di chi lavora mentre noi i distruttori, senza creare un clima pesante. Basta, la Cisl ha più seguito della Cgil e fa sindacato, non politica» . Cioè «Nelle piazze della Cgil ci sono le bandiere dei partiti ed i loro leader. Nelle piazze della Cisl, non vogliamo nè bandiere nè leader che non siano del sindacato. Se Camusso vorrà ricercare di nuovo la strada dell’unità dovrà coniugarsi con gli altri» . Il segretario della Cgil vi accusa anche di essere il sostegno di un governo ormai claudicante che non fa nulla per i lavoratori e per la crescita. «L'accordo sul pubblico impiego lo dovevo fare altrimenti ci sarebbero state riduzioni degli stipendi per l’applicazione del premio di produttività deciso dalla riforma Brunetta. E lo dovevo fare ora con questo governo, non potevo certo aspettare il prossimo o quello dopo. Ma perché non ci soffermiamo sul fatto che grazie a Cisl e Uil il governo italiano, a differenza di quello degli altri grandi paesi europei, non ha toccato il welfare nelle sue manovre anticrisi? E perché non parliamo della mobilitazione da noi indetta per venerdì prossimo?» Che puntate ad ottenere? «Bisogna fare qualcosa per la crescita economica. Il paese dovrebbe essere in cammino e invece è fermo, non funziona niente e si litiga su tutto. Noi vogliamo rilanciare la questione fiscale sollecitando lo spostamento del maggior carico dal lavoro ai consumi, così da pesare anche sugli evasori e la riduzione delle tasse sulle imprese aumentando magari quelle sul capital gain e sui patrimoni dei contribuenti che non abbiano ritenute alla fonte. Dal lato delle uscite chiediamo la drastica riduzione delle spese della politica di cui in Italia vive ben 1 milione di persone tra commissioni, enti, circoscrizioni, comuni, province regioni e Stato centrale» Caso Fiat infine. E se Marchionne decidesse di fare la fusione con la Chrysler e di spostare tutto a Detroit? «Voglio prima saperne di più. Chiederemo a Marchionne di chiarire cosa intende fare e di confermare investimenti e funzioni vitali in Italia. Per ora comunque so, a dispetto di chi pensava il contrario, che tra un mese a Pomigliano verranno assunte 4.700 persone e fra maggio e giugno altrettante a Mirafiori»