Il Governo con il disegno di legge di stabilità 2016 rende definitivo lo scippo ai danni dei lavoratori ministeriali compiuto con la legge di assestamento di bilancio 2015 che ha cancellato le risorse destinate per contratto all’incremento della produttività e al miglioramento dei servizi. Non solo dunque si nega un rinnovo di contratto dignitoso, ma addirittura si taglia il salario ai dipendenti dei ministeri.
Il Governo cancella infatti le risorse utilizzate per retribuire le turnazioni, la reperibilità, le indennità ed altri strumenti che garantiscono le aperture straordinarie e il funzionamento di tutti gli uffici pubblici.
Con il ddl stabilità 2016 si produce così un danno economico strutturale ai lavoratori dei ministeri pari nel complesso a circa 80 milioni.
Le lavoratrici e i lavoratori dei ministeri reagiscono con forza contro gli attacchi portati dal Governo che ancora una volta penalizzano fortemente i lavoratori e i servizi pubblici.
Per questi motivi e per un vero rinnovo del contratto Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa indicono assemblee e presidi a fine turno in tutti i ministeri e in tutti gli uffici secondo il seguente programma: 5 novembre MIPAAF e Avvocatura dello Stato; 6 novembre Ambiente, MISE, MIT e Salute; 9 novembre Lavoro ed Esteri; 11 novembre Difesa e MIUR; 12 novembre MIBACT e MEF; 13 novembre Giustizia (comprese Amministrazione Penitenziaria e Giustizia Minorile) e Interno.
Chiediamo al Governo il ripristino immediato, pieno e totale delle risorse destinate alla produttività. Non ci fermeremo fin tanto che i lavoratori non avranno indietro i loro soldi e un rinnovo di contratto dignitoso.
29 Ott2015
Ministeri, sale la protesta contro il taglio alla produttività. Non solo il Governo nega un rinnovo contrattuale dignitoso, ma addirittura sottrae le risorse contrattuali già in godimento
29 Ott2015
Cgil Cisl Uil: Nota unitaria sulla mobilitazione per il rinnovo contrattuale dei settori pubblici
Le Segreterie Confederali unitarie di Cgil – Cisl – Uil e le Categorie del Pubblico Impiego e della Scuola hanno deciso il seguente percorso di mobilitazione: fino al 13 novembre assemblee nei luoghi di lavoro per illustrare le richieste contenute nelle piattaforme di categoria; fino al 16 novembre iniziative territoriali di mobilitazione coinvolgendo cittadinanza, ambienti accademici e culturali, parlamentari e amministratori locali; il 28 Novembre, Manifestazione Nazionale. Se non ci saranno risposte sia sul fronte degli aumenti salariali, sia sulla riapertura della stagione di rinnovo dei contratti; se non verrà liberata dai vincoli esistenti la contrattazione decentrata, strumenti essenziali per migliorare l’organizzazione del lavoro e la qualità dei servizi pubblici, verrà proclamato lo sciopero di tutti i settori pubblici e della scuola per chiedere al governo di cambiare le scelte che unilateralmente ha inserito nella legge di stabilità, mortificando sia la dignità professionale che la condizione economica dei lavoratori.
27 Ott2015
Parte la mobilitazione dei lavoratori pubblici: pronti ad arrivare allo sciopero generale. Contratti, non spiccioli: 150 euro per rilanciare professionalità, qualità e innovazione
“Un contratto vero per i lavoratori e per cambiare i servizi ai cittadini”, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, lanciano la campagna per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. “Il Governo la smetta con le provocazioni e apra il tavolo. Fare un nuovo contratto vuol dire investire nelle professionalità, nell’innovazione organizzativa, nella qualità dei servizi. Per i lavoratori pubblici chiediamo un rinnovo dignitoso, che dopo 6 anni di paralisi totale, per noi significa 150 euro di aumento medio con produttività e riconoscimento professionale, altro che l’equivalente di una mancia come vorrebbe il Governo. Chiediamo contratti per rimettere in moto servizi alle famiglie e alle imprese, accrescendo la partecipazione, e rispettando il senso di quel richiamo della Corte Costituzionale che con questa legge di stabilità si vorrebbe di fatto ignorare: è con i contratti che si rilancia il cambiamento. E se per far arrivare il messaggio servirà andare allo sciopero generale, noi siamo pronti”.
“Sei anni di sottrazione di risorse spacciata per razionalizzazione della spesa e di mancati investimenti nella qualità del lavoro pubblico sono più che abbastanza. I servizi pubblici continuano a deteriorarsi quando invece dovrebbero dare una spinta decisiva alla ripresa economica e offrire risposte valide contro la marea montante del malcontento sociale. E il Governo che fa? Ancora una volta scarica costi e responsabilità sui lavoratori pubblici, mettendo sul piatto una proposta di contratto che non merita questo nome. Evidentemente considera la contrattazione come un’attività residuale nella quale non vale la pena investire. E che è meglio confinare su un terreno sempre più ristretto per gestire sempre più materie a colpi di leggi e decreti”.
“Noi diciamo invece che liberare la contrattazione è l’unico modo per produrre innovazione vera, partecipata dai lavoratori pubblici, e riportare la PA in linea con le esigenze reali del Paese. Per questo metteremo in campo anche lo sciopero, se dalla politica non verranno risposte" concludono i sindacati. "E prima faremo una mobilitazione forte e capillare sia a livello nazionale che territoriale, cercheremo il confronto con la società civile, punteremo a creare alleanze sociali partendo dai bisogni delle persone. Perché non si tratta solo di garantire ai lavoratori pubblici retribuzioni adeguate ed esigibilità dei diritti, ma di tenere insieme la valorizzazione delle professionalità e il diritto dei cittadini a un’amministrazione pubblica sostenibile negli assetti, trasparente nell'uso delle risorse, ed efficace nel dare risposte alle comunità”.
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